Dopo aver ricevuto una proposta di collaborazione da una persona che ha una “Social Community” online (e non un’associazione ONLUS) che affronta tematiche inclusive, quali l’abbattimento delle barriere architettoniche nella città di Genova, mi sono accorto che urge un chiarimento ben preciso in merito alla visione che il sottoscritto (quindi Auxiliamo.it) ha e deve avere della solidarietà sociale o, per dirla in parole semplici, della beneficenza. Tutto ciò vuole essere un atto dovuto nei confronti di chi ci sostiene da tempo e una chiara presentazione per chi, invece, si avvicina a noi per la prima volta.
Al di là della causa sociale in questione – che condivido totalmente – e per la quale è stato chiesto il mio supporto personale e professionale, quello che non posso assolutamente condividere e accettare sono i modi (a dir poco discutibili) con i quali molte persone svolgono attività di sensibilizzazione, promozione, volontariato, raccolta fondi nel “terzo settore”.
Fatta questa doverosa premessa, vi trasmetto il mio comunicato stampa ufficiale:
“Auxiliamo.it è indipendente, non legata – né in modo diretto né indiretto – ad alcuna organizzazione politica né tantomeno a organizzazioni economiche o altri attori del mondo politico e finanziario.”
Tengo a precisare che quello a cui sono realmente interessato è risolvere problemi concreti e non la politica “politicante”. In linea di massima, non realizzo campagne di sensibilizzazione, azioni di volontariato, raccolte fondi o altro con nessun politico, sia esso di destra, sinistra, sopra, sotto, in basso, in alto, a ponente o a levante.
La sociologia e la politica italiana ci insegnano che il politicante sostiene cause sociali e/o presenzia ad eventi benefici solo per mettersi una medaglia sul petto. Dopo di che, fiero del suo atto lodevole e nobile, va a caccia di visibilità, consensi, ma soprattutto voti! Del resto, avrete visto anche voi in giro i tanti consiglieri, assessori, sindaci, parlamentari, senatori e ministri in foto ufficiali dove tagliano nastri, fanno il loro comizio dispensando sorrisi a 32 denti verso chiunque o dicendo due paroline dopo essere stati ringraziati dall’organizzazione di turno per aver patrocinato l’evento o per aver favorito in qualche modo la sua realizzazione, giusto?
Invece, sono sicuro che raramente li avete visti in una mensa dei poveri a servire la minestra ai senza tetto o ad un banchetto di una ONLUS qualunque per donare 50 Euro da privato cittadino, vero? O almeno non li avete visti senza la loro addetta stampa, con relativi giornalisti e fotografi al seguito. Purtroppo, non li vedete mai nemmeno nel vostro quartiere con la Sig. Maria dopo averle risolto un problema che le stava condizionando la vita: non riusciva a muoversi sul marciapiede con la sua sedia a rotelle perché vi erano le auto parcheggiate in divieto di sosta e nemmeno a scendere perché non c’era uno scivolo o una rampa che le consentisse di raggiungere il piano stradale e potersi comprare un litro di latte e del pane per sopravvivere.
Non molto tempo fa, un militante di “Lotta Comunista” di Genova – che aveva circa 20 anni – mi fermò per strada chiedendomi di sostenere la loro causa sociale. In pratica, portavano la spesa a casa delle persone anziane, però poi mi chiese 2 euro di contributo per stampare il loro omonimo giornale propagandista di matrice politica (appunto Comunista) e non per aiutare il mio vicino di casa che ha perso il lavoro a 55 anni (con moglie e 2 figli a carico). Quando glielo feci notare, mi disse: “Per noi la beneficenza è politica!”. Io gli risposi (tra il plauso e le risate della gente che ci stava intorno): “Ma vai a lavorare che è meglio! Lascia stare la politica e goditi la vita che sei giovane. Fatti un viaggio in Cina, Cuba o Corea del Nord vedrai come sarai libero di divertirti laggiù! (mmm … 😊!)”.
Sono assolutamente convinto che nella beneficenza (o solidarietà) si debba essere pragmatici. Le cause sociali scaturiscono da un vero bisogno e, quindi, necessitano di un aiuto concreto, reale e molte volte pure in tempi rapidi. Il mio motto è: “tra il dire e il fare c’è di mezzo il fare! Fare del bene, ma soprattutto farlo bene!”. Mi sembra molto chiaro il concetto, giusto?
Quando si pensa di sensibilizzare le persone solo con l’aiuto dei politicanti perché si è convinti che senza di loro non si possa raggiungere gli obiettivi necessari a realizzare progetti sociali si cade in un vortice da cui difficilmente poi si riesce ad uscire. In questi casi, sarebbe utili capire che per operare nel “terzo settore” non bisogna idealizzare le ideologie, ma concretizzare le idee.
Le persone in difficoltà hanno bisogno di fatti e non di sole parole! E’ bene ricordarvi che, mentre gli ideali accettano la verifica della realtà e sono pronti ad accettare anche di cambiare in nome di questa verifica, le ideologie vogliono solo affermare se stesse.
Alla Sig.ra Maria (di cui sopra) non frega assolutamente nulla che si vada nelle scuole elementari a far ascoltare una canzoncina sull’inclusione dei disabili e sulle barriere architettoniche a bambini di 8/10 anni – che tra l’altro manco votano! –, ma vorrebbe poter uscire di casa come tutte le altre persone e, soprattutto, poterlo fare in tempi brevi. I bambini non hanno potere decisionale, proprio perché sono solo bambini. Anche se li educhi all’inclusione, potranno effettivamente risolvere problemi sociali solo in età adulta o adolescenziale, quindi non prima di ulteriori 8/10 anni di vita. Se ne deduce che la sensibilizzazione nelle scuole va bene in prospettiva di un’educazione civica protratta nel tempo, ma pure che la povera Sig.ra Maria sarà costretta per ancora molto tempo a non poter uscire di casa e ad avere un’esistenza quanto più vicina possibile alla normalità. Detta in parole popolari: “Della Sig.ra Maria che fa una gran vita di merda ogni volta che esce di casa a nessuno frega niente!”. Se si pensa che il condominio che è di fronte a casa mia (Milano) – dopo l’incidente stradale di un condomino (rimasto in sedia a rotelle) – ha fatto costruire nel portone una rampa in soli 15 giorni (tra l’altro a loro spese) ed ha ottenuto che il Comune di Milano ne costruisse una anche sul marciapiede (impiegando 2 operai per tre ore di lavoro), ci si chiede come non si possa risolvere i problemi scaturiti dalle barriere architettoniche – in tempi ragionevoli – in una città come Genova. Per la serie, TU cittadino segnalaci una necessità di accesso architettonico e NOI veniamo a risolverti il problema! Sarebbe troppo bello se fosse così!
Comunque sia, siccome non sono solito parlare a vanvera, vi faccio un esempio: un giorno lessi su internet che l’assessore “tal dei tali” aveva reso più accessibile la lanterna di Genova con una passerella. Ci fu un’inaugurazione con tanto di taglio del nastro, conferenza stampa e seguaci al seguito. Ora, a tal proposito, mi sovvengono alcune domande: “Una persona in sedia a rotelle come fa a salire i 172 gradini della lanterna?” Visto che il punto panoramico è fruibile anche da altre zone della città (ad es. Porto Antico), quale sarebbe il reale vantaggio per una persona disabile? E cosa farebbero gli accompagnatori? Lo lascerebbero ad aspettare al Lounge Bar che stanno costruendo sulla passerella, per poi riprenderlo a fine visita come un pacco postale? Perché invece di realizzare opere che non servono a nessuno, tranne che al loro ego e al suo stipendio da assessore, non ha pensato al Sig. Giuseppe che non riesce ad andare a trovare il figlio con l’autobus perché mancano le pedane di accesso per le sedie a rotelle sui mezzi?”
E se tutto quello che ho appena scritto non bastasse, ci sono altre considerazioni da fare. Dovete sapere che c’è una caratteristica fondamentale che accomuna tutte le persone che si avvicinano alla solidarietà con ideologia politica: l’ipocrisia!
Quando queste persone sono di fronte a qualcuno cercano sempre di sensibilizzare la gente o si dicono interessati ad una tematica sociale e poi, appena nessuno li vede, se ne fregano altamente e sono i primi a comportarsi come menefreghisti. Ad esempio, c’è gente che va al “Family day” con l’amante sotto il letto! Poi, ci sono i i fanatici del “Mobility Day”, quelli che vanno a girare a piedi o in bicicletta per Genova dicendo di odiare le auto e il traffico. Secondo voi, i manifestanti che arrivano da Pegli o da Bogliasco, ci vanno a piedi o in bicicletta a sfilare in centro città o prendono l’autobus? E il lunedì mattina vanno a lavorare a piedi o in bicicletta, piuttosto che in auto, in motorino, in autobus? La vera beneficenza non è di certo rappresentata da questa gente e nemmeno dai loro palloncini “arcobaleno” a forma di cuore. Il simbolismo ipocrita non serve a chi è in una condizione di disagio.
Nella beneficenza ci si mette una mano sul cuore e una nel portafogli. Solo così si realizzano i progetti sociali. Bisogna costruire una “rete del fare” con persone serie e perbene che si impegnino in prima persona e non una “rete dell’apparire” piena di umanità varia che si prende meriti che non ha, ma che soprattutto non fa nulla per nessuno!
Oltretutto, non mi piace chi strumentalizza le persone disabili o in difficoltà nella vita per i propri tornaconti personali o professionali. Mi spiego meglio, non sopporto tutti questi pseudo artisti o personaggi mediatici dalla carriera limitata o fallimentare che dedicano canzoni, fanno propaganda e si prodigano per sensibilizzare la società solo per godere della visibilità e considerazione commerciale che le cause sociali permettono di avere nell’era moderna.
Nel “terzo settore” non servono a nulla le pacche sulle spalle delle persone che poi guardano dalla finestra senza fare nulla. Per intenderci, si complimentano con te e poi se c’è da tirar fuori dei soldi o scendere in campo per dare una mano – in prima persona – scappano come gazzelle davanti ai leoni. Per non parlare dell’inutilità degli “internet addicted” o delle casalinghe annoiate che ti mettono i “like” o commenti d’incoraggiamento giusto per fare bella figura. I “modaioli” del sociale che vogliono solo rinnovare la loro immagine e la loro reputazione schierandosi a favore di iniziative benefiche mi stanno proprio antipatici. Le persone che “vestono la beneficenza come se fosse l’abito della domenica o quello del matrimonio” sono proprio odiose.
Gli ideali più grandi e innovativi sono capaci di generare comunità, nascono da una persona portatrice di un dono o carisma particolare, capace di dar vita ad esperienze collettive, a volte molto importanti e capaci di trasformare il proprio ambiente e il proprio tempo.
In Auxiliamo.it l’ideale è profondamente intrecciato con la mia personalità. Prende le mie carni, cresce e si nutre dei miei talenti e dei miei tratti caratteriali. In questo intreccio tra il mio carisma e la mia personalità si trovano l’origine e la forza della “comunità sociale”. Ma arriverà puntale il momento quando questa “comunità sociale”, per continuare il suo sviluppo e non bloccarsi, dovrà iniziare un processo lungo e complesso per continuare oltre la persona stessa, proprio perché il “fine ultimo” è più grande di me.
Una comunità sociale creata da una persona con ideali e carismatica resta viva nel tempo. Ogni generazione avrà poi il coraggio di provare a far rinascere l’ideale dalle ceneri della sua ideologia. Ma prima devono riuscire a vederla, capirla, accoglierla, e amarla.
Ho imparato questa filosofia sul campo: sbagliando, imparando e cambiando!
Fatene tesoro di tutto quello che avete appena letto perché queste cose non ve le dicono al “Master” pagato dal “paparino”!
Grazie e un saluto cordiale.
Samuel
Fondatore di Auxiliamo.it